L’architecture est un métier difficile
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Un forte connubio esiste da sempre tra l’architettura e la “settima arte”, ovvero il cinema.
Sono infatti molti i film nei quali l’architettura la fa da padrona o, almeno, viene ad essere uno dei protagonisti principali della storia raccontata, non limitandosi ad essere semplice sfondo scenografico.
A volte la cosa viene solo suggerita allo spettatore, come ad esempio nella ironica pellicola del 1958 “Mon oncle” di Jacques Tati in cui il protagonista, un ragazzino che vive in città in una casa già ipertecnologica (per l’epoca) si confronta con suo zio il quale, da buon tradizionalista molto più campagnolo, si trova in comico disagio nell’avere a che fare con le diavolerie della “maison” in cui abita il nipote.
Meno ironico, ma decisamente più iconico, è “La fonte meravigliosa” (The fountainhead, nel titolo originale), film capolavoro girato nel 1949 da King Vidor, con un magistrale Gary Cooper nei panni di un architetto tutto di un pezzo che preferisce andare a svolgere lavori manuali abbandonando la sua professione, al posto di dover modificare i suoi progetti come vorrebbero i committenti (in realtà fa anche di peggio, ma qui evitiamo di spoilerare). La cosa notevole di questo film è che fu tratto dall’omonimo romanzo di Ayn Rand, filosofa russo/americana che fu amante di Frank Lloyd Wright, alla cui figura è ispirato il personaggio interpretato da Gary Cooper.
Più di recente altri film hanno assegnato all’architettura un ruolo importante, sia esso palese che più indiretto; nel primo caso basti pensare ad “Inception”, film a tema onirico del 2010 di Christopher Nolan, in cui Leonardo Di Caprio ingaggia una giovane architetto nel suo team di costruttori di sogni artificiali. Nel secondo caso, invece, si annovera “L’uomo nell’ombra” (The ghostwriter, sempre del 2010), di Roman Polanski, le cui vicende si svolgono in gran parte in una bellissima, moderna casa (di fantasia, però) situata sulla spiaggia di un’isola avvolta da un intrigante clima autunnale.
L’architettura organica ha invece avuto un importante ruolo di comparsa anche in “Intrigo internazionale” (North by northwest), un celebre film di Alfred Hitchcock del 1959 in cui Cary Grant, per salvare Eve-marie Saint dalle grinfie del cattivo (James Mason) di turno, si arrampica sui piloni inclinati di una ardita villa wrightiana situata sul monte Rushmore, per poi scorrazzare (in segreto) al suo interno alla ricerca della statuetta che contiene dei microfilm (oops, piccolo spoiler…).