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La Città e il Toporagno

4 giugno 2013

Un gruppo di studiosi del Santa Fe Institute (New Mexico, USA) capeggiato dal fisico Geoffrey West ha redatto una teoria molto interessante e decisamente in controtendenza rispetto ai luoghi comuni: il team ha elaborato una serie di equazioni tali da spiegare con i numeri il futuro delle collettività organizzate. In parole povere il team di West, composto da diversi tipi di scienziati tra i quali economisti, geografi e scienziati sociali, rivolgendo il suo sguardo alle leggi che governano la crescita delle città ha stabilito che le grandi dimensioni sono una cosa positiva, “un bene per l’umanità intera”.

Secondo il sistema di West tutto ciò è possibile per ragioni molto semplici, ovvero il nocciolo è tutto nella correlazione tra lt;crescita – minori consumi – redditi più altigt;, cioè esattamente l’opposto di quanto normalmente ritenuto caratteristico dei grandi agglomerati urbani (megalopoli tipo Tokio, Pechino o Città del Messico).

Più persone concentrate in uno spazio minore possono sfruttare tutte le caratteristiche delle economie di scala: strade, servizi, approvvigionamenti…” scrive West in un suo articolo dal titolo Cities, Scaling and Sustainability, riportato sul sito del santa Fe Institute (http://www.santafe.edu/). La cosa interessante è che alla base del citato sistema di equazioni c’è una parallelo tra la biologia degli esseri viventi ed i sistemi urbani. Il team paragona le caratteristiche del toporagno e dell’elefante, rispettivamente il più piccolo ed il più grande dei mammiferi, ricordando che il toporagno per vivere ha bisogno di molta più energia (in proporzione, per centimetro di tessuto biologico) dell’elefante. In pratica, più diventi grande e più risparmi.

Siccome gli organismi viventi condividono con le metropoli molte caratteristiche, tra le quali il sistema nervoso simile ai cablaggi delle reti, le vene e le arterie come le strade, e così via, la conclusione è stata che i modelli matematici applicabili ai primi possono essere utilizzati per studiare le seconde, con il sorprendente effetto che anch’esse, come gli esseri viventi, se crescono risparmiano. Un dato pure molto interessante che scaturisce dalle ricerche del team di West è che i redditi medi, nelle città che raddoppiano la loro estensione, aumentano del 15%. C’è da considerare però l’effetto collaterale poco piacevole di questo aumento, ovvero il parallelo aumento (sempre del 15%) dei delitti.

In conclusione resta però ovvio che, andando verso una percentuale di urbanizzazione pari al 75% della popolazione mondiale (dato previsto per il 2029), il requisito fondamentale perchè le equazioni del gruppo di Santa Fe funzionino deve sempre essere la qualità degli interventi di urbanizzazione. Una megalopoli produce redditi alti, benessere e buona qualità della vita solo se ospita università, ospedali, aree verdi, cultura e trasporti pubblici adeguati: se tutto questo c’è, essa funziona; altrimenti rischia di essere solo un incubo alla “Blade Runner”.