Questo progetto riguarda la ricostruzione della chiesa di S.Gregorio Magno, presso L’Aquila, quasi completamente distrutta dal terremoto del 6 aprile 2009. Del vecchio impianto della chiesa era rimasto in piedi solamente l’abside, quasi come una sentinella a guardia delle pietre casualmente accatastatesi al suolo. L’idea matrice di questa proposta concorsuale passa per un’idea innovativa, e non per la più conosciuta via della ricostruzione mimetica. I paleontologi che scavano nel terreno alla ricerca di reperti si imbattono spesso in un materiale resinoso, l’ambra, che conserva all’interno ciò che è nato, vissuto e si è poi estinto, riportando fino a noi quasi una fotografia degli organismi di altre epoche; come per gli insetti della preistoria, giunti fino a noi integri nelle loro forme e sembianze per essere stati inglobati in gocce di resina poi fossilizzatasi, così l’idea matrice per la ricostruzione della chiesa di S. Gregorio è basata sullo stesso principio: eseguire una metaforica “colata” di ambra intorno a ciò che della chiesa è rimasto in piedi (l’abside) ed inglobare in essa i preziosi elementi già facenti parte del complesso ecclesiale tornati alla luce dalla sistemazione e dalla pulitura dell’area di sedime dell’edificio. La “colata” in questo caso è rappresentata da un elemento tipico dello stato dell’arte in architettura contemporanea: una parete in vetro dai riflessi color ambra. Questa parete vetrata viene a configurarsi come la nuova facciata dell’edificio sacro, mentre per la vecchia parete principale è prevista una ricostruzione secondo il precedente schema compositivo, ma introducendo nuovi elementi quali l’ingresso disassato e gli elementi strutturali in acciaio a croce disposti a segnare proprio il nuovo ingresso.

La nuova disposizione della chiesa con il fronte rivolto allo slargo antistante consente la creazione di uno spazio che prima del sisma era mancante, ovvero di un sagrato dalle dimensioni adeguate, ben distinto dalla circolazione dei veicoli. La pianta e gli alzati della nuova chiesa sono stati disegnati secondo un rigoroso schema basato sul numero 1,618 altrimenti conosciuto con il nome di rapporto aureo, ovvero la “divina proporzione” cara ad architetti, matematici, artisti e teologi. Il rapporto aureo è in stretto legame con una delle più affascinanti curve matematiche: la spirale logaritmica. Una delle più notevoli caratteristiche della spirale logaritmica è che al suo crescere essa rimane sempre uguale a se stessa. Questa particolarità ispirò il matematico Jacques Bernoulli, il quale scrisse: ”si può usarla come simbolo sia della forza e costanza nelle avversità, sia del corpo umano che, dopo tutti i cambiamenti, e perfino dopo la morte, è restituito al suo preciso e perfetto Sè”. Bernoulli rimase talmente affascinato da queste proprietà di rigenerazione ed accrescimento naturale sintetizzate dalla spirale logaritmica (e del rapporto aureo 1,618) da volere che sulla sua tomba fosse scolpito il disegno di una spirale logaritmica insieme al motto “Eadem mutato resurgo”, “tramutato, rinascerò ugualmente”. Questo è il motto scelto come sintesi identificativa per il progetto di concorso.

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