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Qualità architettonica e compensi professionali

11 ottobre 2010

 

Un tema scottante inerente la qualità delle opere di architettura e di ingegneria in Italia è quello delle progettazioni che vanno in appalto e dei maxi ribassi che spesso le accompagnano, soprattutto nel campo delle opere pubbliche senza però dimenticare anche il settore privato. I due Consigli nazionali degli Ingegneri e degli Architetti (Cni e Cnappc) stanno denunciando questa pratica «che sta uccidendo l’Italia ed è una corsa nel buio. Non è una strada percorribile, svilisce la progettazione e inoltre, inquina il rapporto fiduciario fra committenza e professionisti». Quelle tra virgolette sono parole del Presidente del CNI Giovanni Rolando, il quale ricorda e sottolinea anche che una Determina dell’ Autorità di Vigilanza individua l’offerta economicamente più vantaggiosa come strumento principale, se non unico, per l’aggiudicazione delle gare di progettazione. «Procedere al massimo ribasso non garantisce l’utente finale in quanto una corretta progettazione può essere eseguita soltanto ammettendo un equo compenso, e che la prestazione professionale non sia in perdita. Anche gli appalti di costruzione non devono essere affidati al massimo ribasso perchè le Imprese, pur di aggiudicarsi i lavoro, non garantiscono la qualità».
Riguardo le tariffe professionali, considerata ormai fallimentare e superata l’abolizione dei minimi tariffari introdotta dal decreto Bersani del 2006, attualmente sia il Cni che il Cnappc stanno lavorando con il Ministro della Giustizia Angelino Alfano all’elaborazione di un equo compenso, intendendo con questo, sul modello tedesco, tariffe prestazionali molto chiare e inequivoche, comprensive sia dei costi “nudi” di progettazione, che del guadagno vero e proprio del professionista o della società di ingegneria.

Sull’onda di ciò, speriamo che anche altri modelli di importazione estera vengano adottati in Italia. Tra questi, ad esempio, la quietanza delle fatture emesse per la progettazione definitiva da allegare ai documenti necessari al rilascio del permesso di costruire da parte dei Comuni, come avviene in Spagna.

Un provvedimento di tal fatta avrebbe una portata duplice poichè innanzitutto non sovraccaricherebbe i professionisti di un compito che a loro non spetta, ovvero il finanziamento a medio e lungo periodo del proprio cliente (per questo ci sono le banche), e poi perchè contribuirebbe all’emersione di una quota di sommerso economico che attualmente sfugge, per svariati motivi, alla conoscenza da parte della Pubblica Amministrazione.